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	       LE LETTERE DI   S. ANTONIO ABATE  
	  	  
	  	  
		  
		  
		  
		  
		  
		  
		   
		    
	 
	  	 PRIMA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
			  
         
         1.  Innanzitutto 
          saluto la vostra carità nel Signore nostro! Fratelli, ritengo che vi 
          siano tre generi di persone, uomini e donne, vicine all'amore di Dio. 
          Alcuni sono chiamati dalla legge dell'amore deposta nella loro natura 
          e dalla bontà originale che fa parte di essa fin dalla sua primitiva 
          creazione. Quando la parola di Dio li raggiunse, non ebbero la minima 
          esitazione, ma la seguirono prontamente. Così avvenne per Abramo, il 
          primo patriarca. Dio vide che egli sapeva amarlo non in grazie a un 
          insegnamento umano, ma seguendo la legge naturale deposta in lui al 
          principio quando era stato plasmato, si rivelò a lui e gli disse: «Esci 
          dalla tua terra e dalla casa di tuo padre e vieni nella terra che io 
          ti indicherò» (Gn 12,5). Abramo uscì dalla sua terra senza esitare, 
          pronto ad accogliere la sua vocazione. E divenne un esempio per quelli 
          che iniziano il cammino: se si affaticano e cercano il timore di Dio 
          nella pazienza e nella calma, ricevono lode per il loro comportamento 
          perché sono pronti a seguire l'amore di Dio. Questo è il primo genere 
          di vocazione. E questo è il secondo: alcuni odono che la legge scritta 
          dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e 
          promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa 
          testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire 
          alla vocazione. Questo attestò Davide quando disse: «La legge del Signore 
          è pura, converte le anime» (Sal 18,84) e in altro passo dice: «La rivelazione 
          delle tue parole mi darà luce e darà intelligenza ai bambini» (Sal 118,30) 
          e vi sono molti altri passi, ma non possiamo citarli tutti. Vi è un 
          terzo genere di vocazione. Alcuni dapprima furono duri di cuore e perseverarono 
          in opere di peccato; ma il Dio di misericordia invia loro delle prove 
          per correggerli perché, fiaccati dalle prove, abbiamo coscienza del 
          loro peccato, si pentano e si convertano, ascoltino la parola, se si 
          sono pentiti di tutto cuore, e compiano anch'essi opere degne di lode 
          come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza. Questi sono i tre 
          modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere 
          la grazia e la vocazione figli di Dio. 
           
          2.  Ma penso che ve ne siano alcuni che 
          hanno intrapreso il cammino con tutto il loro cuore, disponendosi ad 
          affrontare ogni assalto del nemico fino a vincerlo; lo Spirito Santo 
          lo chiama già prima per rendere leggera la lotta e dolci le fatiche 
          della conversione e impone loro una misura determinata per la penitenza 
          del corpo e dell'anima fino a insegnar loro le vie del ritorno a Lui, 
          Dio creatore. E Dio fa violenza all'anima e al corpo perché l'uno e 
          l'altro siano puri e tutti e due, alla stessa maniera, ricevano l'eredità. 
          Il corpo diviene puro attraverso digiuni e veglie numerose e il cuore 
          mediante la vigilanza e la preghiera e ogni altra scesi che indebolisce 
          il corpo e recide ogni suo desiderio. E lo Spirito di conversione guida 
          costoro e li mette alla prova perché l'avversario non li faccia tornare 
          indietro. Poi lo Spirito che guida le anime comincia ad aprire gli occhi 
          dell'anima perché anch'essa si converta e divenga pura. E allora la 
          mente comincia a discernere l'anima dal corpo e lo Spirito le insegna 
          a purificare il corpo e l'anima mediante la penitenza. Lo Spirito istruisce 
          l'intelletto e guida ogni operare della nostra anima e del nostro corpo 
          e lo rende puro, Lo Spirito discerne tutti i frutti della carne propri 
          di ogni membro del corpo e che furono causa della prima trasgressione 
          e riporta ogni membro del corpo allo stato primitivo. Lo Spirito non 
          ha nulla di estraneo che gli venga dall'Avversario. E il corpo è sottomesso 
          all'intelletto e istruito dalla Spirito, secondo le parole dell'apostolo 
          Paolo: «Sottometto il mio corpo e lo riduco in schiavitù» (1 Cor 9,27). 
          L'intelletto, infatti, si è purificato dai cibi, dalle bevande e dal 
          sonno e si è liberato una volta per sempre da ogni sua passione e grazie 
          alla sua purezza si è allontanato da ogni rapporto naturale. 
           
          3. Ritengo che nel corpo vi siano tre 
          generi di passioni. Vi è quel movimento connaturale al corpo, ma che 
          non agisce se l'anima non lo vuole, ed è ben noto. Vi è poi nel corpo 
          un altro movimento che si genera quando si nutre il corpo con molti 
          cibi e bevande; il sangue, riscaldato da questi alimenti, risveglia 
          una lotta nel corpo perché il primo vien messo in movimento dalla concupiscenza. 
          Per questo motivo l'Apostolo Paolo dice: «Non vi inebriate di vino che 
          è fonte di lussuria» (Ef 5,18) e il Signore, nell'evangelo, ordina ai 
          discepoli: «Badate che i vostri cuori non si appesantiscano con cibi 
          e bevande» (Lc 21,34) e soprattutto con l'amore dei piaceri. A quelli 
          che cercano la misura della purezza dobbiamo dire: «Sottometto il mio 
          corpo e lo riduco in schiavitù» (1Cor 9,27). Il terzo movimento proviene 
          dagli spiriti malvagi che ci tentano pieni di invidia e vogliono distogliere 
          quelli che cercano di diventare santi. Se l'anima persevera in queste 
          tre maniere nel testimoniare quello che lo Spirito insegna all'intelletto, 
          allora rende puri sia l'anima che il corpo dalla triplice malattia. 
          Ma se l'intelletto indugia a testimoniare quello che lo Spirito attesta, 
          allora gli spiriti malvagi gettano il loro seme nel suo corpo e gli 
          fanno guerra finché l'anima sfinita si chieda da dove verrà l'aiuto, 
          si converta, si sottometta alla testimonianza dello Spirito e abbia 
          nuovamente vita. Allora essa crede che il suo riposo è l'abitare con 
          Dio e crede che Dio è la sua pace.  
           
          4.  Questo vi ho detto a proposito dell'opera 
          di conversione dell'anima e del corpo e del modo in cui bisogna purificarli. 
          Quando l'intelletto viene combattuto in tali maniere, allora esso chiede 
          aiuto allo Spirito e comincia a discernere le passioni animalesche che 
          gli derivano dalle sue volontà. Allora l'intelletto, che ha custodito 
          i precetti dello Spirito, diviene partecipe dello Spirito ed esso gli 
          insegna a guarire ogni malattia dell'anima e a discernere le passioni 
          connaturate in lui e le altre che provengono dall'esterno e sono state 
          mescolate con il corpo dalla testa ai piedi a motivo della volontà propria. 
          Lo Spirito pone un limite agli occhi per condurli ad uno sguardo retto 
          e puro, perché non abbiano più nulla di estraneo; guida le orecchie 
          ad ascoltare con pace, ed esse non vogliono più ascoltare le maledizioni 
          e le ingiurie degli uomini, ma vogliono sentire parole di benevolenza 
          e di misericordia per tutte le creature; un tempo, infatti, sia lo sguardo 
          che l'udito erano malati. Poi insegnerà a purificarsi alla lingua, è 
          a causa sua, infatti, che l'anima si è gravemente ammalata ed è mediante 
          la lingua che l'anima manifesta la sua malattia e ad essa ne attribuisce 
          la colpa; la lingua è un suo organo e tramite essa l'anima si è più 
          gravemente ammalata. L'Apostolo Giacomo lo attesta e dice: «Chi si reputerà 
          obbediente senza tenere a freno la sua lingua, inganna se stesso e vana 
          è la sua obbedienza» (Gc 1,26). In un altro passo dice: «La lingua è 
          un piccolo membro e si vanta di grandi cose e contamina tutto il corpo» 
          (Gc 3,5-6) e vengono dette anche molte altre cose, ma non mi è possibile 
          ricordale tutte. (...) Ho parlato delle malattie dell'anima che si sono 
          infiltrate nel corpo e lo mettono in agitazione perché l'anima ha guidato 
          gli spiriti del male facendoli agire nelle membra del corpo. Ma dirò 
          pure che l'anima ha in sé qualche altra passione che le proviene da 
          fuori; esamineremo ora quali sono queste malattie. La superbia, infatti, 
          ha origine fuori dal corpo, così pure la presunzione, l'orgoglio, l'odio, 
          l'invidia, l'ira, la pusillanimità, l'impazienza e altre passioni minori. 
          Se qualcuno si affida a Dio con tutto il cuore, allora Dio nella sua 
          bontà gli accorderà lo Spirito di conversione e lo Spirito gli farà 
          conoscere ogni suo male perché si penta. Gli Avversari però vogliono 
          impedirgli di fare penitenza e lo inducono in tentazione e non gli permettono 
          di pentirsi, ma se egli persevera e obbedisce allo Spirito che gli insegna 
          a fare penitenza, allora il Creatore ha pietà della sua fatica. Ha pietà 
          perché ha affrontato le fatiche del corpo, grandi digiuni e grandi veglie, 
          ha studiato a lungo la Parola di Dio, ha perseverato nella preghiera, 
          ha rinunciato al mondo e alle opere degli uomini, è stato umile e povero 
          di spirito. E in tutto questo è stato perseverante. Allora il Dio della 
          bontà, vedendo la sua pazienza nelle tentazioni, ha pietà di lui e lo 
          aiuta. Amen. (Tratta da: ATANASIO, Vita di Antonio, Apoftegmi, Lettere, 
          Ed. Paoline, 1984)   
		  
	   SECONDA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
	  	 
	   
       1.  Cari 
          e stimati fratelli, Antonio vi saluta nel Signore. Carissimi nel Signore, 
          in verità Dio non ha visitato le sue creature una sola volta, ma ha 
          accompagnato con la sua bontà, con la sua gioia e con il suo spirito 
          quelli che fin da principio della creazione hanno camminato verso il 
          Creatore seguendo la legge dell'alleanza. Gli esseri razionali, messi 
          a morte sia nell'anima che nei sensi del loro cuore dalla legge dell'alleanza, 
          sono incapaci di usare la loro intelligenza come nello stato originale 
          della creazione e, ormai completamente privati della ragione, si fanno 
          schiavi della creatura invece di servire il Creatore. Il Creatore dell'universo, 
          nella sua grande bontà, ci ha visitato mediante la legge dell'alleanza; 
          la nostra natura, infatti, è immortale. E tutti quelli che mediante 
          la legge dell'alleanza sono stati istruiti dallo Spirito santo hanno 
          ricevuto lo spirito di figli, hanno potuto adorate il loro Creatore 
          come si conviene. Di costoro l'apostolo Paolo dice: «A causa nostra 
          non conseguiremo pienamente la promessa» (Eb 11,13.39).  
           
		  2.  Nel suo amore fedele per tutti il Creatore 
          voleva visitarci nelle nostre infermità e nella nostra dissipazione 
          e suscitò Mosè il legislatore, che ci diede la legge scritta e pose 
          le fondamenta della Dimora della verità, cioè la Chiesa cattolica che 
          creò l'unità tra tutti. Dio, infatti, voleva farci ritornare alla nostra 
          condizione primitiva. [la condizione primitiva cui Dio, attraverso 
          Mosè, voleva farci ritornare consiste nell'unità che c'era «in principio», 
          unità tra l'uomo e Dio e unità degli uomini tra loro. n.d.r.]. Mosè 
          cominciò a costruire la Dimora, ma non potè terminare l'opera, l'abbandonò 
          e morì. Dio , allora, suscitò mediante il suo Spirito, l'assemblea dei 
          profeti e anch'essi costruirono sopra il fondamento di Mosè, ma senza 
          completare l'opera. Anch'essi la lasciarono e morirono. Tutti, rivestiti 
          di spirito, videro che la ferita era incurabile e che non vi era nessuna 
          creatura in grado di risanarla, se non il Figlio unigenito, vero Intelletto 
          del Padre e immagine di Colui che creò a sua immagine ogni creatura 
          razionale. Sapevano che il Salvatore è un grande medico, si radunarono 
          dunque e pregarono per noi, membra del loro corpo. Levarono grida e 
          dicevano: «Non c'è più balsamo in Galaad? non c'è più medico? perché 
          non sale a guarire la figlia del mio popolo?» (Ger 51,9). Dio nel suo 
          immenso amore venne a noi in conformità alle profezie dei suoi santi 
          profeti e diceva: «Figlio dell'uomo, prepara tutto quello che occorre 
          per la prigionia» (Ez 12,3). Egli, infatti, «era immagine di Dio» (2Cor 
          4,4), «non considerò una rapina l'essere pari a Dio, ma umiliò se stesso 
          assumendo l'immagine di servo e si fece obbediente fino alla morte e 
          alla morte di Croce. Per questo Dio gli ha dato un nome più grande di 
          ogni altro nome, perché nel nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si pieghi 
          in cielo, in terra e negli inferi e ogni lingua proclami che Gesù Cristo 
          è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,6-11). Ora, dunque, miei 
          cari, vi sia manifesto il senso di questa parola, cioè che il Padre, 
          nella sua bontà, non ha risparmiato il proprio Figlio per noi, ma lo 
          ha consegnato per la salvezza di tutti noi, «lo ha consegnato per i 
          nostri peccati» (Rm 8,32); le nostre iniquità lo hanno umiliato e dalla 
          sua parola potente ci ha radunato da tutte le nazioni, dai confini della 
          terra fino ai confini del mondo e ci ha fatto risorgere, ha perdonato 
          i nostri peccati e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri. 
                
		 TERZA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
		    
		 
         1.  Antonio 
          ai suoi figli carissimi. Io saluto in voi, stirpe di Israele, la vostra 
          natura spirituale. Poiché siete figli di Israele, non è necessario ricordare 
          tutti i vostri nomi, nomi che appartengono alle cose della terra e sono 
          destinati a tramontare. Figli miei, il mio amore per voi non viene dalla 
          carne, ma è amore spirituale, opera di Dio. Per questo non mi stanco 
          di pregare Dio per voi giorno e notte perché possiate riconoscere la 
          grazia che vi è stata fatta. Dio non visita una sola volta le sue creature, 
          ma le guida fin dalla fondazione del mondo e in ogni generazione risveglia 
          ciascuno con i doni della sua grazia. Dunque, figli miei, non trascurate 
          di gridare a Dio giorno e notte, fate violenza alla bontà del Padre 
          ed egli vi manderà dal cielo Colui che vi insegnerà a riconoscere ciò 
          che è bene per voi. Figli, davvero abitiamo nella nostra morte, abbiamo 
          dimore nella casa del ladro, siamo incatenati dai vincoli della morte 
          (1). Non date sonno ai vostri occhi, non concedete riposo alle vostre 
          palpebre (Sal 131,4), ma offrite voi stessi quali vittime a Dio in tutta 
          purezza, quella purezza che nessuno può ereditare se già non la possiede. 
          Figli cari nel Signore, sappiate che se farete il bene sarete motivo 
          di consolazione per i santi, di felicità per gli angeli nel loro ministero 
          e di gioia per Gesù alla sua venuta. Fino a quel momento, infatti, i 
          santi e gli angeli non si daranno pace pensando a noi (2). E darete 
          gioia anche a me, misero, che abito in questa dimora di fango. In verità, 
          figlioli, questa nostra infermità e questa nostra condizione deplorevole 
          addolorano tutti i santi. Essi piangono e gemono a causa nostra davanti 
          al Creatore di tutte le cose. Per questo, a motivo del gemito dei santi 
          il Dio dell’universo si adira per le nostre opere malvage. Ma se progrediamo 
          nella giustizia diamo gioia all’assemblea dei santi ed essi innalzano 
          preghiere al Creatore pieni di letizia e di gioia. E il Creatore dell’universo 
          si rallegra per le nostre opere che gli sono testimoniate dai suoi santi 
          e ci concede doni immensi. 
           
          2.  Ma sappiate che Dio ama sempre le sue 
          creature, che possiedono una natura immortale e non si dissolvono insieme 
          al corpo (3). Dio ha visto la natura spirituale precipitare nell’abisso 
          e trovarvi la morte perfetta e totale. La legge dell’alleanza ha perduto 
          la sua forza, ma Dio, nella sua bontà, ha visitato la sua creatura per 
          mezzo di Mosè (4). Mosè pose le fondamenta della Dimora della verità 
          e desiderò risanare la ferita profonda, voleva far ritornare gli uomini 
          all’unità che c’era in principio, ma non riuscì e se ne partì. 
          Poi di nuovo, vi fu l’assemblea dei profeti; essi cominciarono a costruire 
          sopra le fondamenta di Mosè, ma non riuscirono a risanare la profonda 
          ferita dei membri del genere umano e riconobbero la loro impotenza. 
          Poi, di nuovo si radunò l’assemblea dei santi; essi innalzarono la loro 
          preghiera al Creatore e dicevano: “Non c’è più balsamo in Galaad? non 
          c'è più medico? perché non sale a curare la figlia del mio popolo?” 
          (Ger 8,22). “Signore, abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita! Ora 
          lasciamola e andiamocene via da qui” (Ger 28, 9). 
          Tutti i santi supplicavano la bontà del padre riguardo al figlio unigenito. 
          Se non fosse venuto, nessuna creatura sarebbe in grado di guarire la 
          profonda ferita dell’uomo e così il Padre, nella sua bontà, levò la 
          sua voce e disse: “Figlio dell’uomo, prepara quello che ti serve per 
          la prigionia e parti di tua volontà per l’esilio” (Ez 12,3). Il Padre 
          non ha risparmiato il suo figlio unigenito per la salvezza di noi tutti; 
          lo ha consegnato per i nostri peccati (Rm 8,32). “Le nostre iniquità 
          lo hanno umiliato; per la sua piaga tutti noi siamo stati guariti” (Is 
          53,5). 
          Egli ci ha radunati dai confini del mondo, ha fatto risorgere il nostro 
          spirito dalla terra e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli 
          altri (5).  
           
          3.  Figlioli, state attenti che non si 
          compia per noi quella parola di Paolo: “Hanno soltanto l’aspetto esteriore 
          dell’opera di Dio, ma negano la sua potenza” (Tt 1,16). Ora, ciascuno 
          di voi laceri il suo cuore, pianga davanti a Dio e dica: “Che renderò 
          al Signore per tutto il bene che mi ha fatto?” (Sal 115,12). 
          Figlioli, temo che si applichi a noi quella parola che dice: “A che 
          giova versare il mio sangue se dovrò scendere nella tomba?” (Sal 29,10). 
          In verità, figlioli, mi rivolgo a voi come a sapienti (1Cor 10,15); 
          capite quello che dico e attesto: se ognuno di voi non odia tutto ciò 
          che appartiene alla natura terrena, non rinuncia ad essa e a tutte le 
          sue opere con tutto il suo cuore e non leva al cielo verso il Padre 
          dell’universo le mani del suo cuore, costui non potrà essere salvato. 
          Ma se uno farà come ho detto, Dio avrà misericordia della sua fatica, 
          gli accorderà il fuoco invisibile (6) e farà consumare tutte le sue 
          impurità e il nostro spirito diverrà puro. Allora lo Spirito farà di 
          noi la sua dimora e Gesù starà presso di noi e potremo così adorare 
          Dio come si conviene. Ma finché vogliamo vivere in pace con le cose 
          del mondo, siamo nemici di Dio, dei suoi angeli e di tutti i suoi santi. 
           
           
          4.  Ora, miei cari, vi supplico nel nome 
          del Signore nostro Gesù Cristo, di non trascurare la vostra salvezza. 
          Questo breve tempo non sia per voi motivo di confusione per il tempo 
          eterno, la condizione del corpo soggetto a corruzione non oscuri il 
          regno della luce ineffabile, il luogo dove subite il castigo non vi 
          faccia perdere il trono degli angeli del giudizio. In verità, figlioli, 
          il mio cuore si meraviglia e la mia anima è sgomenta perché noi tutti 
          siamo sommersi dalle onde del mare eppure ci rallegriamo come se fossimo 
          ebbri di vino nuovo. Ciascuno di noi, infatti, ha venduto se stesso 
          seguendo la propria volontà, essa regna su di lui e non vogliamo volgere 
          al cielo i nostri occhi per cercare la gloria celeste e l’opera di tutti 
          i santi e per camminare sulle loro tracce. 
          Ora, dunque, capite: i santi angeli del cielo, gli arcangeli, i troni, 
          le dominazioni, i cherubini, i serafini, il sole, la luna, le stelle, 
          i patriarchi, i profeti, gli apostoli, il diavolo, Satana, gli spiriti 
          del male, il principe dell’aria, insomma, uomini e donne fin dall’inizio 
          della creazione appartengono ad un’unica sostanza. Al di fuori di essa 
          vi è soltanto la perfetta e beata Trinità del Padre, del Figlio e dello 
          Spirito santo. Per la malvagia condotta di alcune creature, Dio fu costretto 
          a dare loro un nome conforme alle loro opere; ma a quelle che hanno 
          maggiormente progredito darà gloria in abbondanza.  
           
          Note N.B. La Lettera prima è stata pubblicata 
          nel 1994 e la Lettera seconda nel 1995. La Lettera quarta sarà pubbicata 
          il prossimo anno. 
           (1) L’uomo, ferito dal peccato, è diventato dimora del diavolo, 
          del ladrone che ruba gli uomini a Dio e li rende suoi schiavi. Il cuore 
          e il corpo portano il peso di questa ferita. Le membra del corpo diventano 
          strumenti nelle mani del demonio. “Siamo noi, dirà Antonio, a offrire 
          un corpo ai demoni” (cfr. Let. 4, 6). 
          (2) Sul ruolo di intercessione dei santi cfr. Let. 2, 2 . 
          (3) “Il nostro Dio, infatti, è sempre vicino alle sue creature che osservano 
          i comandamenti come vi abbiamo già detto nelle nostre lettere”. 
          (4) Cfr. il testo parallelo in Let. 2, 2 . 
          (5) Anche in Vita di Antonio 91 (VA) Antonio rivolge un analogo invito 
          a ricercare l’unità con Dio e con i santi. 
          (6) Sul dono dello Spirito cfr. Let. 1, 2 in cui si evidenziano due 
          tappe nell’invio dello Spirito: vi è uno Spirito di conversione che 
          sostiene l’uomo all’inizio del suo cammino e uno Spirito-guida che istruisce 
          l’uomo, gli dona il discernimento, lo consola nelle sue fatiche, diventa 
          “l’amico del cuore” (Let. 1, 4) .  
           
            
		  
		 QUARTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
		     
		 
         1.  Antonio 
          saluta nel Signore tutti i suoi cari fratelli della regione di Arsino 
          e dei suoi dintorni e tutti quelli che si trovano presso di loro. Saluto 
          nel Signore voi tutti, miei cari, che vi siete preparati a salire a 
          Dio; saluto voi tutti, dal più piccolo al più grande, uomini e donne 
          che, per la vostra natura spirituale, siete figli santi di Israele. 
          Figlioli, davvero grande è la beatitudine che vi è stata donata e grande 
          è la grazia accordata a questa vostra generazione. A motivo di colui 
          che vi ha visitati, è bene che non vi lasciate vincere dalla fatica 
          della lotta, fino al momento in cui potrete offrire voi stessi quali 
          vittime a Dio in tutta purezza; senza di essa nessuno può ereditare 
          Dio. Miei cari, è importante che vi interroghiate sulla natura spirituale 
          nella quale non vi è più né maschio né femmina, ma solo quella natura 
          immortale che ha un inizio, ma non avrà mai una fine. Bisogna sapere 
          per quale motivo è caduta a tal grado di abiezione e di vergogna; nessuno 
          è stato risparmiato. Bisogna conoscere il motivo della caduta perché 
          la nostra natura è immortale e non si dissolverà insieme al corpo.  
           
  		  2. 
  		  Dio vide che la ferita dell’uomo era incurabile e profondissima e nella sua misericordia 
		  visitò le sue creature. Nella sua bontà, dopo un certo tempo, diede loro la legge e le aiutò, 
		  servendosi di Mosè perché consegnasse loro la legge. Mosè pose per loro le fondamenta della 
		  Dimora della verità e voleva guarire questa profonda ferita, ma non poté portare a compimento 
		  la costruzione della casa. Poi si radunò tutta l’assemblea dei santi, ed essi chiedevano alla 
		  bontà del Padre che venisse il nostro Salvatore per la salvezza di noi tutti perché egli è il 
		  nostro sommo sacerdote fedele, vero medico in grado di guarire la nostra grande ferita.
		  Per volontà del Padre egli si privò della sua gloria. Era Dio, prese la forma di servo e 
		  consegnò se stesso per i nostri peccati. I nostri peccati lo hanno umiliato, ma dalla sua 
		  piaga noi tutti siamo stati guariti.
		  
  
  		  3.  
  		  Per questo, figli miei diletti nel Signore, voglio che sappiate che a causa della nostra 
		  stoltezza egli ha assunto la forma della stoltezza, a causa della nostra debolezza ha assunto 
		  la forma della debolezza, a causa della nostra povertà ha assunto la forma della povertà, a causa 
		  della nostra morte ha assunto la forma mortale; tutto questo ha patito per noi. In verità, 
		  diletti nel Signore, non dobbiamo concedere sonno ai nostri occhi né riposo alle nostre palpebre, 
		  ma preghiamo e facciamo violenza alla bontà del Padre finché non venga in nostro aiuto, e potremo 
		  così consolare Gesù nel giorno della sua venuta e rendere efficace il ministero dei santi che operano 
		  in nostro favore, supplendo alla nostra negligenza qui sulla terra, ed esortarli ad aiutarci nel tempo 
		  della nostra tribolazione. Allora gioiranno insieme chi semina e chi miete.
     	  
  
  	 	  4. 
  		  Figli, voglio che sappiate quale grande dolore provo a causa vostra. Vedo la grande vergogna che 
		  sta per abbattersi su noi tutti e considero la grande fatica dei santi e i gemiti che levano 
		  sempre davanti a Dio intercedendo per noi, perché essi vedono tutta la fatica del Creatore e 
		  tutti i progetti malvagi del demonio e dei suoi servi che meditano costantemente il male in vista 
		  della nostra perdizione. L’eredità dei demoni sarà all’inferno ed essi vogliono che andiamo in 
		  perdizione insieme a loro affinché siamo con la moltitudine dei dannati.Diletti nel Signore, parlo a 
		  voi come a sapienti, perché abbiate conoscenza del disegno di salvezza che il nostro Creatore ha 
		  preparato per noi e che ci è stato rivelato tramite la predicazione pubblica e nascosta.
		  Si dice che siamo creature dotate di ragione e noi invece ci rivestiamo di uno spirito 
		  irragionevole. Voi non sapete quali siano i molteplici intrighi e le arti del diavolo; egli ci 
		  invidia da quando ha saputo che abbiamo cercato di riconoscere la nostra abiezione e abbiamo 
		  cercato il modo di sfuggire alle opere malvagie nelle quali il demonio è nostro complice. 
		  E non solo ci siamo rifiutati di obbedire ai consigli malvagi che essi seminano nei nostri cuori,
		  ma molti di noi si fanno beffe dei loro intrighi. I demoni non ignorano che il nostro Creatore 
		  ci ha perdonato, che egli è la loro morte in questo mondo e che ha preparato quale loro eredità 
		  la geenna a motivo del loro odio e della loro immensa malvagità.
  		  
  
    	  5. 
  		  Figli, voglio che sappiate che non smetto di pregare Dio per voi giorno e notte: egli apra gli 
		  occhi del vostro cuore perché vediate i molti mali nascosti che i demoni in questo tempo insinuano 
		  in noi giorno dopo giorno. Desidero che Dio vi doni la sapienza del cuore e lo spirito di discernimento 
		  affinché possiate offrire i vostri cuori quali vittime davanti al Padre, con grande purezza, senza 
		  macchia alcuna. Davvero, figli miei, i demoni dimostrano la loro invidia nei nostri confronti a ogni 
		  momento: ricorrono a progetti malvagi, a persecuzioni occulte, astute perfidie, seduzioni, pensieri 
		  blasfemi; e ancora, ogni giorno seminano nel nostro cuore la loro infedeltà, le loro ansie, i loro 
		  dolori, il loro scoraggiamento per indebolire il nostro vigore giorno dopo giorno; ci insegnano a 
		  irritarci l’uno contro l’altro e a maledirci a vicenda, a giustificare le nostre azioni e a condannare 
		  quelle degli altri; ci spingono a giudicare il prossimo anche quando siamo soli; destano nel nostro 
		  cuore il disprezzo servendosi dell’orgoglio. A causa loro diventiamo duri di cuore, ci disprezziamo 
		  a vicenda, proviamo amarezza gli uni per gli altri, ci rivolgiamo parole dure, ci lamentiamo 
		  continuamente, accusiamo sempre gli altri e mai noi stessi. Pensiamo che la causa delle nostre 
		  sofferenze sia il nostro prossimo e lo giudichiamo secondo l’apparenza, quando invece è in casa nostra 
		  che il ladro ha stabilito la sua dimora. Vi sono contese e divisioni tra di noi e cerchiamo sostegno 
		  in tante parole per apparire giusti di fronte a noi stessi. I demoni ci spingono a compiere opere che 
		  oltrepassano le nostre forze e ci ostacolano in quelle che ci sono possibili e ci sarebbero utili. 
		  E così ci fanno ridere quando sarebbe il momento di piangere e ci fanno piangere quando sarebbe il 
		  momento di ridere; cercano in ogni maniera di distoglierci dalla via della purezza e ricorrono a molti 
		  altri inganni per renderci loro schiavi. Ma non è questo il momento di farvi conoscere tutto.  
		  Quando il nostro cuore è saturo di tutti questi sentimenti e di essi ci nutriamo, allora Dio, dopo 
		  aver a lungo sopportato la nostra malvagità, ha pietà di noi e viene a visitarci perché ci convertiamo 
		  e abbandoniamo il peso di questo nostro corpo. Allora il male che abbiamo fatto si manifesterà nel 
		  nostro corpo perché esso sia tormentato dalla vergogna, e poi rivestiremo di nuovo il nostro corpo per 
		  bontà di Dio, e così la nostra condizione sarà peggiore della prima. Non smettete, dunque, di 
		  supplicare la bontà del Padre perché il suo aiuto ci accompagni e vi insegni che cosa è meglio per voi.
  		 
  
 		 6. 
  		 Figli miei, in verità vi dico che questo corpo nel quale abitiamo è per noi causa di perdizione, 
		 dimora in cui regna la guerra. In verità, figlioli, io vi dico che gli spiriti del male, così come 
		 riempiono l’aria, dimoreranno anche nell’anima di chiunque si sarà compiaciuto nella propria volontà, 
		 si sarà sottomesso ai propri pensieri, avrà accolto ciò che viene seminato nel suo cuore e ne proverà 
		 gioia, e qui riporrà la speranza del suo cuore, come se si trattasse di un grande ed eccellente mistero, 
		 e se ne servirà ancora una volta per giustificare la propria condotta. La sua anima lo consiglierà in 
		 progetti di male e custodirà nel suo corpo le sue occulte malvagità. I demoni hanno grande potere su 
		 quest’uomo perché non li ha voluti smascherare davanti a tutti. 
		 Non conoscete la varietà dei loro intrighi? Se li conosceremo potremo evitarli. Anche se ti metti 
		 a cercare, non riuscirai a trovare il loro peccato  né la loro iniquità come un qualcosa di 
		 materiale, perché non assumono un corpo visibile. Dovete sapere piuttosto che siamo noi a offrire 
		 loro un corpo; la nostra anima accoglie la loro malvagità e quando l’anima accoglie i demoni, li 
		 fa passare attraverso il corpo nel quale abitiamo. E allora, figlioli, non diamo loro posto 
		 altrimenti provocheremo l’ira di Dio contro di noi, i demoni si stabiliranno nelle nostre case e 
		 ci derideranno. Non disprezzate le mie parole perché i demoni sanno che dal prossimo ci viene la 
		 rovina e dal prossimo ci viene la vita. Chi mai ha visto Dio? Chi troverà in lui la sua gioia e lo 
		 tratterrà accanto a sé perché non fugga via da lui, ma lo aiuti nella sua penosa condizione? E chi ha 
		 mai visto il diavolo farci guerra, impedirci di fare il bene, assalirci, assumere un corpo materiale 
		 cosicché ne abbiamo paura e fuggiamo lontano da lui? I demoni agiscono nel segreto, siamo noi a rendere 
		 manifesta la loro presenza attraverso le nostre opere.
  	 	 
  
  	    7. 
  		Tutti quei demoni provengono da un’unica natura spirituale. Da quando si sono separati da Dio, si è 
		stabilita tra di loro una grande varietà a motivo della diversità del loro modo di agire. Per questo 
		motivo sono stati dati loro tutti questi nomi, a seconda della loro attività. E così alcuni sono stati 
		chiamati arcangeli, altri troni e dominazioni, principati, potestà e cherubini; hanno ricevuto questi 
		nomi perché hanno obbedito alla volontà del loro Creatore. Quanto agli altri, a motivo della loro 
		condotta malvagia, fu inevitabile chiamarli calunniatori, Satana; altri furono chiamati demoni, spiriti 
		malvagi e impuri, spiriti di seduzione, principi di questo mondo; tra di loro vi sono molte altre specie.
 		Alcuni uomini hanno loro resistito nonostante il peso del corpo nel quale abitiamo. Di costoro alcuni 
		ricevettero il nome di patriarchi, altri di profeti, re, sacerdoti, giudici, apostoli, e molti altri sono 
		stati eletti perché agirono rettamente. Questi diversi nomi furono dati sia a uomini che a donne, secondo 
		le loro opere, poiché tutti hanno una stessa origine. Perciò chi pecca contro il suo prossimo pecca contro 
		se stesso, chi fa del male al prossimo fa del male a se stesso e così chi fa del bene al prossimo fa del 
		bene a se stesso. Ma chi può fare del male a Dio? Chi può nuocergli? E, d’altra parte, chi mai potrebbe 
		offrirgli riposo? Chi potrebbe servirlo o benedirlo come se gli fosse indispensabile la sua benedizione? 
		Chi può rendergli l’onore che gli è dovuto? Chi può celebrarlo secondo la sua grandezza? Perciò, finché 
		siamo rivestiti del peso di questo corpo, risvegliamo Dio in noi stessi esortandoci a vicenda e 
		consegnandoci alla morte per la salvezza della nostra anima e per amore l’uno dell’altro, e così 
		manifesteremo quella misericordia che è stata usata verso di noi. Non amiamo noi stessi se non vogliamo 
		condividere la sorte dei demoni. Chi conosce se stesso conosce tutte le creature che il Creatore ha 
		chiamato dal nulla all’esistenza; sta scritto infatti:  
		Egli ha chiamato dal nulla tutte le cose perché abbiano vita. Con queste parole le sante 
		Scritture ci istruiscono sulla natura spirituale nascosta da questo corpo destinato alla corruzione; 
		questa natura spirituale non appartiene al corpo fin da principio e un giorno gli sarà tolta. Chi ha 
		imparato ad amare se stesso ama tutti.
	    
  
		8. 
  		Figli miei diletti, vi supplico: non vi sia faticoso né gravoso l’amore vicendevole. Prendete questo 
		corpo di cui siete rivestiti e fatene un altare; su di esso deponete ogni vostro pensiero e alla presenza 
		del Signore abbandonate ogni proposito malvagio. Innalzate a Dio le mani del vostro cuore, cioè lo Spirito 
		che agisce in voi, e supplicate Dio che vi faccia dono del suo grande fuoco invisibile perché dal cielo 
		discenda fra di voi, consumi l’altare e tutto quanto è deposto sopra di esso; tutti i sacerdoti di Baal, 
		i vostri nemici e le loro opere malvagie, abbiano timore e fuggano davanti a voi come davanti al profeta 
		Elia. Allora vedrete sopra il mare come delle orme di un uomo che vi porterà una pioggia spirituale, la 
		consolazione dello Spirito paraclito. Figli miei diletti nel Signore, stirpe di Israele, non è necessario 
		proclamare beati e ricordare i nomi del vostro essere di carne destinato alla morte. Voi conoscete l’amore 
		che provo per voi e non è un amore carnale, ma un amore spirituale, opera di Dio. Perciò credo che sia una 
		grande beatitudine per voi l’aver cercato di conoscere la vostra miseria e l’aver reso salda in voi quella 
		natura invisibile che non è destinata a passare insieme al corpo. Perciò ritengo che la beatitudine vi sia 
		stata accordata in questa vita. Sappiate questo: non pensate che sia opera vostra intraprendere l’opera di 
		Dio e progredire in essa, ma è frutto di una potenza divina che sempre vi aiuta. Aspirate sempre a offrire 
		voi stessi quali vittime a Dio e accogliete con fervore la potenza che viene in vostro aiuto. Offrirete 
		così consolazione a Cristo Gesù alla sua venuta, e a tutta l’assemblea dei santi e anche a me, povero uomo, 
		che dimoro in questo corpo di fango e di tenebra. Vi dico questo per consolarvi e vi prego perché noi tutti 
		siamo stati creati da un’unica natura invisibile che ha un inizio, ma non ha una fine. Chi conosce se stesso, 
		sa che la natura che ci unisce è immortale.
   		
  
		9. 
  		Voglio che sappiate che il nostro Signore Gesù Cristo è il vero intelletto del Padre, da lui furono 
		create tutte le nostre nature spirituali a immagine della sua Immagine perché egli è il capo di tutta la 
		creazione e del corpo che è la Chiesa. Così, dunque,noi tutti siamo membra gli uni degli altri  e 
		 corpo di Cristo . La testa non può dire ai piedi: non mi siete necessari e, se un membro soffre, 
		tutto il corpo patisce e soffre con lui. E così se un membro si rende estraneo al corpo e non comunica con 
		la testa, ma si compiace nelle passioni del corpo, è colpito da una ferita incurabile e ha dimenticato 
		quale è il suo principio e quale la sua fine. Per questo il Padre delle creature fu mosso a pietà per 
		questa nostra ferita che non poteva essere guarita da nessuna creatura, ma solamente dalla bontà del Padre. 
		Ci mandò allora il suo Figlio unigenito che, a motivo della nostra schiavitù, ha assunto la condizione di 
		servo e ha consegnato se stesso per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato,  ma dalla 
		sua piaga siamo stati tutti guariti. Ci ha radunato da tutte le nazioni per far risorgere i nostri 
		cuori dalla terra e per insegnarci che noi tutti facciamo parte di un’unica natura e siamo membra gli 
		uni degli altri. Per questo dobbiamo amarci profondamente gli uni gli altri perché chi ama il suo 
		prossimo ama Dio e chi ama Dio ama se stesso.
 		
  
  		10. 
  		Vi sia ben chiaro, anche questo, figli miei diletti nel Signore, santa stirpe di Israele. Siate 
		pronti ad andare al Signore e a offrire voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza, quella 
		purezza che nessuno potrà ricevere in eredità se già non la possiede. Carissimi, non sapete che i 
		nemici del bene meditano sempre disegni malvagi a danno della verità? Perciò, carissimi, siate 
		vigilanti, non concedete sonno ai vostri occhi né riposo alle vostre palpebre, invocate il Creatore 
		giorno e notte perché venga in vostro aiuto dall’alto e custodisca i vostri cuori e i vostri 
		pensieri in Cristo. In verità, figlioli, abitiamo nella dimora del ladro e siamo incatenati con i 
		vincoli della morte. Siamo negligenti, siamo caduti in uno stato deplorevole e ci siamo resi 
		estranei al bene; in verità vi dico, tutto questo non solo costituisce la nostra rovina, ma è anche 
		motivo di sofferenza per tutti gli angeli e i santi di Cristo perché non abbiamo ancora dato loro 
		motivo di consolazione. In verità, figlioli, questo nostro stato deplorevole è motivo di tristezza 
		per tutti i santi, la nostra salvezza e la nostra glorificazione invece danno gioia a tutti loro. 
		Sappiate che la bontà del Padre non smette mai di operare dal giorno in cui ha iniziato ad agire, 
		non smette mai di farci del bene fino ad oggi, perché sfuggiamo alla morte che abbiamo meritato. 
		Siamo stati creati liberi, per questo i demoni ci danno continuamente la caccia. Per questo sta 
		scritto: L’angelo del Signore si è accampato intorno a quelli che temono Dio per liberarli.
 		
  
  		11. 
  		Ora, figlioli, voglio che sappiate che, da quando Dio è venuto in nostro aiuto fino ad oggi, tutti 
		quelli che si sono resi estranei al bene e hanno compiuto le loro opere perverse vengono annoverati 
		tra i figli del diavolo. Lo sanno quelli che fanno parte del loro numero e per questo hanno cercato di 
		spingere ciascuno di noi a seguire la propria volontà. Sanno che il diavolo è caduto dal cielo a causa 
		dell’orgoglio e per questo motivo assalgono innanzi tutto quanti sono arrivati a un grado elevato di 
		santità perché essi si servono della nostra superbia e del nostro orgoglio. Sanno che in questo modo 
		sono riusciti a separarci da Dio, sanno che chi ama il prossimo ama Dio, e così i nemici del bene 
		seminano una fonte di divisione nei nostri cuori perché tra di noi regni un’inimicizia tale da non 
		permetterci di rivolgere la parola al nostro prossimo neppure da lontano.
		In verità, figlioli, voglio che sappiate che anche molti altri hanno affrontato grandi fatiche 
		durante la loro vita, ma la mancanza di discernimento li ha fatti perire.
		In verità, figlioli, non penso che ci si debba meravigliare se per negligenza e per mancanza di 
		discernimento cadrete nella condizione del diavolo per aver osato pensare di essere vicini a Dio e 
		se, mentre vi aspettavate la luce, sarete avvolti dalle tenebre. È per questo che Gesù ha voluto 
		che vi cingiate di un panno e laviate i piedi a chi è più piccolo di voi: egli stesso ce ne ha dato 
		l’esempio, proprio per insegnarci a non dimenticare la nostra origine. E l’orgoglio l’origine della 
		nostra caduta, fu l’orgoglio ad apparire per primo. Per questo non potrete ereditare il regno di Dio 
		se non vi disporrete con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra mente, con tutta la vostra anima 
		e con tutto il vostro corpo a una profonda umiltà.
   		
  
  		12.  
  		In verità, figli miei nel Signore, io supplico giorno e notte il mio Creatore, dal quale ho 
		ricevuto lo Spirito, di aprire gli occhi del vostro cuore perché conosciate l’amore che vi porto e 
		di aprire le orecchie del vostro cuore perché possiate vedere la vostra miseria. Chi comprende il 
		suo disonore cerca subito la grazia a cui è stato chiamato e chi conosce il proprio stato di morte 
		conosce già anche la vita eterna. Parlo con voi come a sapienti, figli miei. In verità temo che 
		lungo il cammino vi colga la fame in un posto in cui avreste dovuto essere nell’abbondanza. Avrei 
		desiderato vedere personalmente i vostri volti, ma aspetto il tempo ormai vicino in cui potremo 
		vederci faccia a faccia, quando saranno passati il dolore, la tristezza e il pianto, quando una 
		corona di gioia risplenderà sul capo di ciascuno. Volevo raccontarvi molte altre cose, ma se 
		offrirete al sapiente un’occasione di sapienza, diventerà ancora più sapiente. 
		Figli amatissimi, vi saluto tutti, uno per uno.
  		
 
  
         QUINTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
	   		 
		 
         1.  Figli, 
          riconoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, il quale si è 
          fatto povero per noi, pur essendo ricco, per arricchirci con la sua 
          povertà. E così, facendosi servo, ci ha liberato; la sua debolezza ci 
          ha confortato, la sua stoltezza ci ha reso sapienti. Poi, per mezzo 
          della sua morte, ci darà la risurrezione e potremo allora innalzare 
          la nostra voce e dire: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo 
          la carne, ora non lo conosciamo più così; se uno è in Cristo è una creatura 
          nuova. In verità vi dico, figli diletti nel Signore, se dovessi 
          riferire dettagliatamente la parola di libertà nella quale tutti siamo 
          stati liberati, dovrei dirvi molte altre cose, ma non è ancora il momento. 
          Per ora saluto voi tutti, miei figli diletti nel Signore, stirpe santa 
          di Israele secondo la vostra natura spirituale. A voi che vi siete avvicinati 
          al vostro Creatore conviene cercare la salvezza delle vostre anime nella 
          legge dell’alleanza. A motivo dei nostri innumerevoli peccati, della 
          malvagità del nostro animo, della concupiscenza delle passioni, la promessa 
          si è inaridita e le facoltà della nostra anima sono svigorite. Per questo 
          motivo, a causa della morte nella quale siamo precipitati, ci è divenuto 
          impossibile riconoscere quella che è la nostra gloria: la nostra natura 
          spirituale. Per questo nei libri divini sta scritto: Come tutti muoiono 
          in Adamo, così tutti ricevono la vita in Cristo. E’ Cristo la vita 
          di ogni intelligenza spirituale tra le creature fatte a immagine dell’Immagine, 
          che è Cristo stesso, perché Egli è il vero Intelletto del Padre e sua 
          immagine immutabile. La natura delle creature fatte a sua immagine è 
          mutevole; per questo motivo ci ha colto quella sventura nella quale 
          tutti troviamo la morte e perdiamo la nostra natura spirituale; per 
          questo motivo, per opera di tutto quello che è estraneo alla nostra 
          natura, abbiamo acquistato una dimora di tenebra dove regna la guerra. 
          Io attesto che ci mancava qualsiasi conoscenza del bene. Dio, nostro 
          padre, vide la nostra debolezza non eravamo in grado di rivestire la 
          verità  e per sua bontà venne a visitare le sue creature mediante il 
          ministero dei santi.  
           
          2.  Supplico tutti voi nel Signore, carissimi; 
          comprendete quanto vi scrivo perché il mio amore per voi non viene dalla 
          carne, ma dallo Spirito, per opera di Dio. Tenetevi pronti ad andare 
          al vostro Creatore, laceratevi il cuore e non le vesti , sappiate 
          che cosa possiamo offrire al Signore per tutti i doni che ha fatto a 
          noi che qui abitiamo nella nostra condizione di miseria. Il Signore 
          si ricorda di noi nella sua grande bontà e nel suo immenso amore e non 
          ci ha ripagato come meritavamo per i nostri peccati, ma fu talmente 
          buono con noi che volle porre il sole a nostro servizio in questa dimora 
          di tenebra, e così pure la luna e le stelle, ordinando loro di confortare 
          l’uomo destinato alla morte a causa della vanità. Vi sono molte altre 
          potenze nascoste che egli ha posto a nostro servizio, ma noi non riusciamo 
          a vederle con i nostri occhi di carne. Che cosa restituiremo, dunque, 
          al Signore nel giorno del giudizio? Quale dono non ci ha fatto? I patriarchi 
          non hanno sofferto per noi? I sacerdoti non ci hanno impartito i loro 
          insegnamenti? I giudici e i re non combattevano per noi? E i profeti 
          non sono morti per noi? Gli apostoli non hanno patito persecuzione a 
          causa nostra? Il Figlio suo diletto non è morto per noi tutti? Dobbiamo 
          dunque prepararci ad andare presso il nostro Creatore in tutta purezza. 
          Egli ha visto che nessun santo o piuttosto nessuna creatura era in grado 
          di risanare la profonda ferita delle sue membra; per questo, il Padre 
          delle creature, conoscendo la loro debolezza, nel suo grande amore ha 
          riversato su di loro la sua misericordia e non ha risparmiato il suo 
          Figlio unigenito per la salvezza cli noi tutti, ma lo ha consegnato 
          per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato; dalla 
          sua piaga tutti siamo stati guariti Con la sua parola potente 
          ci ha radunato da tutte le nazioni per far risorgere dalla terra il 
          nostro spirito e insegnarci che siamo membra gli uni degli altri. 
            
           
          3. E così è bene che tutti 
          noi che siamo ritornati al nostro Creatore esercitiamo la nostra intelligenza 
          e i nostri sensi per imparare a discernere la natura propria del bene 
          e del male e per riconoscere il disegno di salvezza realizzato in Gesù 
          mediante la sua venuta: egli infatti divenne simile a noi in tutto eccetto 
          che nel peccato. 
          A causa della nostra grande malvagità e del disordine provocato 
          dal male, a causa delle pesanti conseguenze della nostra instabilità, 
          la venuta di Gesù fu motivo di tentazione per alcuni, di guadagno 
          per altri, per alcuni sapienza e potenza, per altri risurrezione e vita. 
          Siate certi che la sua venuta fu giudizio per il mondo intero. Sta scritto 
          infatti: Ecco vengono giorni, dice il Signore, in cui tutti mi conosceranno, 
          piccoli e grandi, e nessuno dovrà ammaestrare il suo prossimo 
          e il suo fratello e dirgli: « Conosci il Signore! » 
          Farò udire il mio nome fino ai confini della terra perché 
          ogni bocca si chiuda e il mondo intero sia sotto il potere di Dio. 
          Gli uomini, infatti, conoscevano Dio, ma non gli hanno dato gloria 
          come al loro Creatore a causa della loro follia che impedì 
          loro di comprendere la sua sapienza. Ciascuno di noi si è venduto 
          alla volontà propria compiendo il male e rendendosene schiavo. 
          E per questo Gesù si è privato della sua gloria per prendere 
          la forma di servo perché nella sua schiavitù ricevessimo 
          la libertà. 
          Siamo diventati stolti e per la nostra follia abbiamo compiuto ogni 
          genere di male e Cristo si è rivestito di stoltezza per renderci 
          sapienti mediante la sua stoltezza. Siamo diventati poveri e a motivo 
          della nostra povertà avevamo perduto ogni forza, per questo egli 
          si fece povero per arricchirci di ogni sapienza e intelligenza mediante 
          la sua povertà. Non solo, prese anche la forma della nostra debolezza 
          per confortarci con la sua debolezza. E si è fatto obbediente 
          al Padre in ogni cosa fino alla morte e alla morte di croce per 
          dare a noi tutti la risurrezione mediante la sua morte e per sconfiggere 
          chi aveva potere sulla morte, cioè il diavolo. Se veramente accoglieremo 
          la libertà che ci ha portato con la sua venuta, saremo riconosciuti 
          discepoli di Gesù e in lui riceveremo l’eredità 
          divina. 
           
           
          4.  In verità, diletti nel Signore, 
          il mio animo è inquieto e turbato. Abbiamo rivestito l’abito 
          dei santi, portiamo il loro nome e ce ne vantiamo di fronte a quelli 
          che non credono. Ma temo che si compia in noi la parola di Paolo: Rivestono 
          l’abito del servizio di Dio, ma negano la sua potenza. 
          Per l’amore che vi porto, supplico Dio per voi perché riflettiate 
          sulla vostra vita ed ereditiate le cose invisibili. In verità, 
          figlioli, anche se cercheremo Dio con tutte le nostre forze, non faremo 
          niente di straordinario perché cerchiamo la nostra ricompensa 
          che ci appartiene per natura. Cercare Dio o servirlo è cercare 
          ciò che è secondo la nostra umana natura. Il peccato di 
          cui siamo colpevoli invece è estraneo alla nostra natura, al 
          di fuori di essa, In verità, figli diletti nel Signore, che vi 
          siete preparati a offrire voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza, 
          non vi abbiamo nascosto niente di ciò che può esservi 
          utile, ma testimoniamo quello che abbiamo veduto, perché 
          i nemici del bene meditano sempre il male contro la verità. Sappiate 
          anche che ciò che è secondo la carne perseguita sempre 
          ciò che è secondo lo spirito e che chiunque vuole vivere 
          piamente in Cristo patirà persecuzione. Anche Gesù 
          conosceva tutti i patimenti e le tentazioni che attendevano gli apostoli 
          in questo mondo e sapeva che con la loro pazienza avrebbero distrutto 
          ogni potenza del nemico, cioè l’idolatria. Per questo li 
          consolava e diceva: In questo mondo avrete tribolazioni, ma non temete 
          perché io ho vinto il mondo. E insegnava loro e diceva: Non 
          temete il mondo perché tutte le malvagità del mondo non 
          sono paragonabili alla gloria futura. Se hanno perseguitato i profeti 
          prima di voi, perseguiteranno anche voi, se hanno odiato me, odieranno 
          anche voi, ma non temete: con la vostra pazienza q distruggerete ogni 
          potenza del nemico. 
          Se dovessi riportare dettagliatamente le loro parole, dovrei parlarvi 
          a lungo, ma sta scritto: Da’ un ‘occasione di sapienza al 
          sapiente e diventerà ancora più sapiente. I santi e i 
          giusti, rivestiti di Spirito santo, pregano sempre per noi perché 
          ci umiliamo davanti a Dio e riceviamo la nostra gloria primitiva e rivestiamo 
          quella veste che abbiamo rifiutato e che è conforme alla nostra 
          natura spirituale. Spesso una voce giunge da Dio Padre, si rivolge a 
          quelli che sono stati rivestiti di Spirito e dice loro: Consolate, consolate 
          il mio popolo, dice il Signore. Sacerdoti, parlate al cuore di Gerusalemme 
          . Dio, infatti, viene a visitare le sue creature e manifesta loro la 
          sua bontà. 
          In verità vi dico, diletti, se dovessi riferire dettagliatamente 
          questa parola di libertà nella quale siamo stati liberati, dovrei 
          dire molte altre cose, ma sta scritto: Da’ al sapiente un ‘occasione 
          di sapienza e diventerà ancora più sapiente . 
          Il Dio della pace vi accordi la grazia e uno spirito di sapienza  perché 
          comprendiate quello che vi scrivo; si tratta, infatti, di comandamenti 
          del Signore. Il Dio di ogni grazia vi custodisca santi nel Signore fino 
          all’ultimo respiro. Prego sempre Dio per la salvezza di tutti 
          voi, diletti nel Signore. 
          La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen. 
           
          
  
        SESTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
	  		 
	    
         1.  L’uomo 
          dotato di ragione che si è preparato alla liberazione che gli verrà 
          data grazie alla venuta di Gesù conosce se stesso secondo la propria 
          natura spirituale. Chi conosce se stesso, conosce il disegno di salvezza 
          del Creatore e quello che Egli opera per le sue creature. 
          Diletti nel Signore, voi che siete nostre membra e coeredi dei santi, 
          vi supplico nel nome di Gesù Cristo, fate in modo che Dio vi doni lo 
          spirito di sapienza perché possiate discernere e riconoscere la grandezza 
          dell’amore che vi porto; non è un amore che nasce dalla carne, ma è 
          un amore frutto dello Spirito, opera di Dio. 
          Non c’è bisogno che vi scriva i vostri nomi secondo la carne perché 
          sono destinati alla corruzione; se un uomo ha conosciuto il suo vero 
          nome, conoscerà anche il nome di verità. Per questo anche Giacobbe quando 
          lottò tutta una notte con un angelo, conservò il nome di Giacobbe, ma 
          quando apparve la luce, ricevette il nome di Israele. Il senso di questo 
          nome è spirito che vede Dio (Gn 32, 24-28). 
          Penso che sappiate che i nemici del bene meditano sempre il male per 
          combattere la verità. Per questo Dio non ha visitato una sola volta 
          le sue creature, ma fin dall’inizio alcuni si sono preparati mediante 
          la legge dell’alleanza a venire al loro Creatore. Essa insegnò loro 
          come lo si deve adorare. 
          La legge dell’alleanza ha perso vigore per la sua grande debolezza, 
          per la pesantezza del corpo e per le preoccupazioni malvage e i sensi 
          dell’anima si sono indeboliti. Non era possibile ritornare al primitivo 
          stato della creazione. La natura è immortale e non viene dissolta insieme 
          al corpo, non può ottenere la liberazione per i meriti della giustizia; 
          per questo Dio, nella sua bontà, ha avuto pietà di lei e mediante la 
          legge scritta le insegnò come adorare Dio. Dio è uno e la natura spirituale 
          è fondata sull’unità. Dove non regna la concordia si prepara la guerra. 
           
           
          2.  Il Creatore vide che la ferita del 
          genere umano era diventata profonda e che era necessario ricorrere a 
          un medico. Gesù stesso è il Creatore degli uomini ed è lui che li ha 
          guariti, ma ha inviato davanti a sé precursori. Non avremo timore a 
          dire che Mosè, che ci ha dato la legge fu uno dei suoi profeti. Lo Spirito 
          che era con Mosè venne in soccorso anche di tutta l’assemblea dei santi; 
          tutti hanno supplicato Dio che inviasse il suo Figlio Unigenito. Anche 
          Giovanni è uno dei suoi profeti; per questo sta scritto: “la legge e 
          i profeti fino a Giovanni” (Lc 16, 16) e “il regno di Dio patisce violenza 
          e i violenti se ne impadroniranno” (Mt 11, 12). Quelli che erano rivestiti 
          di Spirito videro che nessuna creatura era in grado di guarire la ferita 
          profonda, lo poteva soltanto la bontà del Padre, cioè il figlio suo 
          unigenito che il Padre ha inviato quale salvatore di tutto il mondo. 
          Egli è il grande medico che può guarire la profonda ferita. E così pregarono 
          Dio e la sua bontà.  
           
          3. Il Padre della creazione per la salvezza 
          di noi tutti non risparmiò il suo figlio unigenito, ma lo ha consegnato 
          per noi tutti (Rm 8, 32). Le nostre iniquità lo hanno umiliato, per 
          la sua piaga tutti siamo stati guariti (Is 53, 5). Con la sua parola 
          potente ci ha radunato da tutte le nazioni, da un’estremità all’altra 
          della terra e ha fatto risorgere dalla terra i nostri cuori e ci ha 
          insegnato che siamo membra gli uni degli altri. 
          Vi prego, diletti nel Signore, riconoscete che queste parole che vi 
          ho scritto sono comandamenti del Signore. È importante che capiamo quale 
          stato Gesù ha abbracciato per amore nostro; Egli si è fatto simile a 
          noi in tutto eccetto che nel peccato (Eb 4,15). Conviene dunque che 
          accogliamo la libertà che ci offre con la sua venuta. È venuto per renderci 
          sapienti mediante la sua stoltezza, per arricchirci con la sua povertà, 
          per confortarci con la sua debolezza e per dare la resurrezione a noi 
          tutti e abbattere colui che aveva il potere sulla morte. Allora smetteremo 
          di invocare Gesù in maniera carnale, perché la venuta di Gesù aiuta 
          a servirlo con un cuore retto fino a distruggere ogni nostra malvagità. 
          Allora Gesù ci dirà: “Non vi chiamo più servi, ma fratelli” (Gv 15, 
          15).  
          Quando gli apostoli giunsero ad accogliere lo spirito di figli, allora 
          lo Spirito Santo insegnò loro ad adorare il Padre come è giusto.  
          Quanto a me, povero e maledetto di Cristo, l’età cui sono giunto mi 
          ha portato gioia, gemiti e pianto. Molti della nostra generazione, infatti, 
          hanno rivestito la veste di Dio, ma hanno negato la sua potenza. Quelli 
          che hanno preparato se stessi a ricevere la liberazione grazie alla 
          venuta di Gesù mi danno gioia, ma io piango su quelli che pretendono 
          di vivere nel nome di Gesù e invece fanno le volontà del loro cuore 
          e del loro corpo. Io piango su quelli che hanno considerato lungo il 
          tempo e si sono scoraggiati e hanno gettato l’abito dell’opera di Dio 
          e sono diventati come bestie. Sappiate che per questi tali la venuta 
          di Gesù sarà motivo di condanna. Ma voi, diletti nel Signore, capite 
          chi siete, sappiate discernere i tempi e preparatevi a offrire voi stessi 
          quali vittime gradite a Dio.  
           
          4.  In verità, diletti nel Signore, vi 
          scrivo come a sapienti, perché voi siete in grado di capire voi stessi. 
          Voi sapete che chi conosce se stesso conosce Dio e conosce il suo piano 
          di salvezza per le sue creature. Sappiate che l’affetto che vi porto 
          non è carnale, ma spirituale, opera di Dio. Dio, infatti, è glorificato 
          dall’assemblea dei santi (Sal 88,8).  
          
  
       SETTIMA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE 
	  		 
	   
         Ai monaci, suoi figli. 
		  Egli li esorta a lottare per ottenere il fuoco dello Spirito Santo 
          e per riunirsi nell’aldilà. Inoltre, ricorda loro i suoi sforzi mostrando, 
          per incoraggiarli, le cose che gli sono occorse. Questa lettera sarà 
          letta nel giorno della sua festa. 
		  1.  O amati nel Signore, io vi scrivo come 
          a figli cari ai loro padri. Infatti, quando i figli secondo la carne 
          osservano e seguono l’esempio dei loro padri, questi li amano con tutto 
          il cuore e accordano loro il più grande onore, più che ai figli che 
          non obbediscono. E quando essi ottengono qualcosa di buono, lo conservano 
          per i figli che seguono il loro esempio e li imitano. Se dunque i padri 
          secondo la carne agiscono in questo modo, tanto più i nostri padri spirituali 
          desiderano accordare i loro doni ai figli che seguono il loro esempio 
          e li imitano.  
          Quanto a voi, miei amati nel Signore che amo con tutto il cuore, io 
          vorrei essere con voi in ogni momento per vedervi e benedirvi, perché 
          il vostro attaccamento a me, il modo in cui mi imitate e il vostro ritorno 
          a Dio, tutte queste cose io vedo che sono sincere.  
          In ogni caso, “voi siete nel mio cuore”. Fin d’ora io prego per voi 
          il mio Dio, notte e giorno, che conceda a voi gli stessi doni che ha 
          concesso a me per grazia sua, non perché ne fossi degno. Tale è la grande 
          ricchezza che il Signore nostro mi ha concesso, e io gli chiedo di accordarla 
          anche a voi. Questo è il mio più grande desiderio e la mia preghiera, 
          notte e giorno: che voi siate con me nel luogo in cui io sarò quando 
          avrò abbandonato questo corpo. Infatti, dalla mia infanzia fino a oggi, 
          nostro Signore mi ha sempre ascoltato, e io so che nella sua misericordia 
          mi ascolterà anche in questo.  
          Io vi ho scritto questo, miei figli amati, a causa dell’immenso affetto 
          che porto in cuore per voi. Infatti, nella vostra lotta per il Signore, 
          voi mi avete imitato in ogni cosa. Sappiate che Cristo nostro Signore, 
          a causa del suo immenso amore, ha agito nello stesso modo verso i suoi 
          discepoli quando ha detto loro: “Non vi chiamo più servi, ma fratelli, 
          amati e figli”. E una volta diventati suoi figli, egli ha pregato per 
          loro il Padre con queste parole:  
          “Padre, voglio che costoro siano dove sono io, poiché io sono in te 
          ed essi sono in me, affinché siamo tutti perfetti nell’unità”. Vedete 
          dunque e comprendete come nostro Signore Gesù ha domandato al Padre 
          che i suoi discepoli, divenuti suoi figli, siano con lui dove egli è. 
          Così ora la mia preghiera, o amati, è che noi possiamo essere tutti 
          insieme in quel luogo in cui non vi sono tristezza, malattia, tenebra 
          e spirito del male, ma che è colmo di ogni gioia, luce, vita eterna, 
          corone imperiture e altre cose esistenti lassù. Nessuna lingua potrebbe 
          descriverle, perché sono eterne nei secoli dei secoli.  
          Miei figli amati, pregate il Signore che mi renda agevole un’altra volta 
          il cammino verso di voi, e che io possa restare con voi per qualche 
          tempo, perché so che questo sarà per la vostra edificazione e per la 
          vostra gioia nella fede. Anch’io mi rallegrerò quando sarò arrivato 
          da voi, e voi gioirete e crescerete nella fede: allora vi farò conoscere 
          molti altri misteri che non posso scrivervi in questa lettera.  
          (Siate...) perfetti con quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho 
          ricevuto. Ricevetelo dunque anche voi! E se volete ottenere che esso 
          dimori in voi, presentate prima le fatiche del corpo e l’umiltà del 
          cuore, innalzando notte e giorno i vostri pensieri al cielo. Chiedete 
          con cuore sincero questo Spirito di fuoco, ed esso vi sarà donato, perché 
          così l’hanno ottenuto Elia il Tisbita, Eliseo e tutti gli altri profeti. 
          Non dubitate nel vostro cuore, non abbiate un cuore diviso’ e non dite: 
          “Chi potrà riceverlo?”. No, figli miei, non permettete a questi pensieri 
          di penetrare nel vostro cuore, ma pregate con cuore sincero e lo riceverete. 
           
           
          2.  Anch’io, vostro padre, partecipo al 
          vostro sforzo e prego per voi che possiate riceverlo, perché so che 
          siete perfetti e capaci di accoglierlo. Infatti, a tutti coloro che 
          coltivano se stessi in questo modo, lo Spirito viene donato di generazione 
          in generazione per sempre. Tuttavia, io conosco persone che l’hanno 
          ricevuto ma, poiché non hanno completato quest’opera, lo Spirito non 
          è rimasto in loro.  
          Ma voi, miei amati, che desidero vedere a motivo della rettitudine del 
          vostro intelletto, continuate zelanti a pregare con tutto il cuore e 
          lo Spirito vi sarà donato, poiché esso dimora nei cuori retti.  
          Quando l’avrete ricevuto, esso vi rivelerà tutti i misteri più alti 
          e tante altre cose che io non posso esprimere su carta con il calamo 
          e l’inchiostro. Esso allontanerà da voi la paura degli uomini, degli 
          animali selvatici, della carestia e di ogni altra cosa di quel genere. 
          In voi ci sarà, notte e giorno, una gioia celeste e, pur essendo ancora 
          nel corpo, sarete come chi è nel regno.  
          Allora voi non pregherete più soltanto per voi stessi, ma lo farete 
          anche per gli altri; infatti, chiunque riceva questo Spirito non deve 
          più pregare soltanto per se stesso, ma anche per il prossimo, come fece 
          Mosè, il quale, una volta ricevuto lo Spirito, pregò Dio per il suo 
          popoìo con queste parole: “Se li fai perire, cancella il mio nome dal 
          libro della vita” . Tale è la preghiera dei santi e di tutti coloro 
          che raggiungono quel grado: io non posso elencare i loro nomi uno a 
          uno, ma voi siete sapienti e li conoscete.  
          Quanto a me, ora la mia preghiera, notte e giorno, è che voi possiate 
          avere la grande gioia di questo Spirito che tutti i puri hanno ricevuto. 
           
           
          3.  Dopo che vi ho scritto questa lettera, 
          miei figli amati, lo Spirito di Dio si è mosso in me affinché vi scrivessi 
          ancora fino a completare il discorso su questo Spirito di fuoco e sull’amore 
          divino. Ma quando, con l’aiuto del Signore, sarò presso di voi, vi metterò 
          a conoscenza di tante altre cose su questo Spirito affinché le acquisiate 
          tutte.  
          Così come vi ho inviato il saluto al principio di questa lettera, allo 
          stesso modo ve lo invio, nell’amore del Signore, alla fine, attraverso 
          questo Spirito di fuoco che abbiamo ricevuto, voi e io, per la grazia 
          del Signore.  
          Io vi prego di abbandonare la vostra volontà carnale e di mantenere 
          la serenità in ogni cosa affinché, col sostegno dello Spirito santo, 
          le potenze celesti dimorino in voi e vi aiutino a compiere il volere 
          della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, cui va la lode 
          eterna nei secoli dei secoli. Amen.  
          
  
		  	
    
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