Brigantaggio

Collelongo

Il Brigantaggio fu un fenomeno politico-sociale diffuso nelle campagne del Mezzogiorno all'indomani dell'unità d'Italia nel 1861, che associò le forme tradizionali del ribellismo contadino a una violenta protesta contro il nuovo stato italiano, esplose contro lo stato unitario, che aveva imposto misure amministrative e fiscali considerate esose e punitive. La dissoluzione dell'esercito borbonico, che reclutava truppe tra i contadini poveri, l'introduzione della leva obbligatoria furono alcune delle ragioni che scatenarono il brigantaggio, che si configurò come una vera e propria guerra civile, destinata a protrarsi fino al 1865.
Il Periodo storico è chiaro: il declino del regno borbonico e la nascita del nuovo stato L’Italia, e con la nascita di questo nuovo stato il regno di Napoli, già di per se povero, vide nascere l’imposizione di tributi e di obblighi ai quali non poteva rispondere, e la risposta a questo cambiamento fu la formazione di gruppi di ribelli irregolari, una forma strana di resistenza.   
Noi abbiamo testimonianze di questo fenomeno soprattutto nel XVI secolo e nella seconda metà del XIX secolo, infatti sono restati nella memoria personaggi del tipo Marco Sciarra, Mancini e Chiavone, che compirono una successione di imprese criminali, talvolta legate a confusi ideali politico-sociali infatti la Marsica e la Valle Roveto sono state uno dei teatri privilegiati e più battuti dalle “soldataglie” irregolari di un esercito borbonico in rovina, che attraverso scontri con le truppe piemontesi e scorribande nei diversi paesi della Conca Fucense e del Cicolano, hanno consolidato e accresciuto la fama dei loro capi-briganti combattendo una guerra che mise spesso in seria difficoltà i nuovi tutori dell’ordine.
Lo Sciarra si fece brigante nel 1584, e fin da subito, grazie alla sua forte personalità e a un notevole ascendente, si pose a capo di una banda composta da un migliaio di uomini. Riuscì a scampare ad ogni tentativo di repressione per lunghi sette anni, nel corso dei quali fu protagonista di decine e decine di azioni criminali. Partendo dall’Abruzzo, l’esercito dello Sciarra entrava di frequente nel territorio dello Stato Pontificio, dalle Marche alla campagna romana. Lo storico Rosario Villari ha teso a sottolineare il fatto che quella di Marco Sciarra più che “un accolta di fuorilegge disperati…era una vera e propria formazione di guerriglieri”. Luogotenenti dello Sciarra erano Pacchiarotto, il già citato Battistello da Fermo e il fratello Luca Sciarra. Tutti coloro che volevano unirsi alla banda, ricevevano regolare paga, ma dovevano pure rispettare le norme di comportamento conformi “all’ideale sociale” del capo.
Nei detti del nostro paese resta viva l’immagine di questo brigante, infatti quando si ha davanti una persona un po’ arrogante si dice “E’ arrivato Marco de Sciarpa” in dialetto “A iscite mo Marche de Sciarra”.
Abbiamo anche altre testimonianze di un altro brigante: il temutissimo "Brigante Chiavone" (Luigi Alonzi di Sora).